SuperIvy, 25 anni di Carini (PA), Sicilia
Come sei rappresentata? E perché hai scelto di essere rappresentata così?
Sono rappresentata come una Farfalla. Quando la Zia mi ha chiesto di pensare ad un animale per essere rappresentata non ho avuto dubbi: sarebbe stato la farfalla. In
Sicilia a casa mia la parete della mia stanza è ricoperta di farfalle che volano! Così quando ho chiesto a Karin di disegnarmi le ho scritto questo:” Mi piacerebbe essere rappresentata come una Farfalla perché è libera; libera di volare ovunque vuole, di ore in ore ma anche di mano in mano, di poggiarsi con le sue imponenti ali colorate e calde per poter conoscere il mondo perché NON HA PAURA. La farfalla perché è sensibile a ciò che le sta intorno e drizza su le antenne per capire gli altri, è sempre in ascolto. La farfalla perché mi piace viaggiare e lanciarmi, mi piacciono le sfide, senza pensarci troppo. La farfalla perché mi piace lottare. La farfalla perché è leggera. La farfalla perché la sua vita è semplice ma affronta ostacoli e imprevisti con la forza interiore e ogni tanto con i guantoni da box (è un po’ una metafora perché faccio arti marziali).
La farfalla perché non ha paura di morire, ed ogni istante è un brivido, una sensazione, un’emozione, una scoperta.
La farfalla perché Il suo evolvere da bruco a farfalla e la breve durata della sua esistenza la rendono metafora del cambiamento e della rinascita e quindi emblema di ciò che
dura in eterno.” Karin avendo una sensibilità al di sopra del normale ha interpretato al meglio queste parole e mi ha disegnata in modo spettacolare.
Che cosa si prova a essere un supereroe del taxi Milano25?
Come dice Zio Cesare: “se c’è un supereroe quello è Zia Caterina !” Penso solo di essere una ragazza che ha avuto la fortuna di conoscere ma soprattutto di sperimentare
Milano 25 e di innamorarsi di Zia Caterina. In realtà l’unica cosa di super che facciamo è sorridere e divertirci!
Che cosa provi quando sei sul taxi Milano 25?
Mi sento in un altro pianeta. Lasci fuori il cattivo umore e usi tutti gli strumenti che puoi, come le bolle di sapone, occhiali di birra, orecchie di Minnie, maialini e tutto il resto
della fattoria per sorridere insieme ad altri amici. Sì, quando sali sul taxi non sei più solo/a, oltre la Zia, trovi tanti amici e tanta solidarietà. Inoltre per me il taxi è
sinonimo di avventura, qualsiasi sia la meta con il taxi e la Zia puoi arrivarci. Quante risate quando Zia sbagliava strada ma mi ha insegnato una cosa fondamentale: SE LO VUOI puoi arrivare ovunque.
Mi puoi raccontare come hai incontrato Zia Caterina e le prime impressioni?
Avevo appena fatto l’intervento e iniziato il primo ciclo di chemio ma soprattutto ero lontana da casa, molto lontana, ero sola con i miei genitori quando una mia amica
è venuta a trovarmi. L’unica cosa che volevo era uscire un po’: ma come? Così mi parlarono di una certa Zia Caterina e non esitai a chiamarla. Quando arrivò a casa era
vulcanica come sempre e da subito capii che sarebbe nata una grande amicizia. Lei è generosa per indole perché non cerca solo di esaudire i nostri desideri ma riesce a donarci anche quello che non si può comprare: amore puro. È vero, lei ci ama come una zia ama i suoi nipoti e non ci lascia mai SOPRATTUTTO nei momenti più difficili. Quando mi portò in giro con la mia amica non mi regalò un semplice giro turistico per Firenze, ma dei momenti indimenticabili e irripetibili che per un po’ mi fecero evadere dal dolore fisico. Non capirò mai come fa a condividere proprio i momenti più duri con ognuno di noi continuando ad essere raggiante ed allegra trasmettendoci tutto ciò. La cosa più bella della zia è che al massimo ti chiede di poter entrare nel tuo bagno :D e poi sei tu a decidere se aprirle la porta del tuo cuore. Ho sofferto tanto la lontananza da casa ma grazie a lei tutto è stato più semplice, condividere la radioterapia, gli esami , le risonanze ma soprattutto è stato fantastico condividere la tavola con la Zia. Sì da siciliana debbo dire che la Zia è proprio una buongustaia :D ! Con la Zia ho imparato anche a condividere la preghiera! E ringrazio Dio di aver conosciuto la Zia nel momento più buio della mia vita perché ha saputo illuminare ogni giorno triste con il suo spontaneo e vero Amore.
Che studi hai fatto e che cosa stai facendo ora?
Sin da piccola ho seguito percorsi scolastici tecnici infatti mi sono diplomata presso l’istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo specializzandomi in informatica. Oggi posso dire di non avere rimpianti in merito a questa scelta ma sicuramente ho dei rimorsi perché sicuramente ho fatto tante esperienze che mi hanno
fatto crescere ma so che altri indirizzi mi avrebbero dato una elasticità mentale che all’università mi avrebbe aiutata molto di più. Poi ho continuato i miei studi presso
l’università degli studi di Palermo iscrivendomi al corso di laurea in ingegneria gestionale. Questa invece è una scelta della quale non ho né rimorsi né rimpianti. Quello
che studiavo mi piaceva e mi entusiasmava tanto così che nel 2010, dopo 3 anni e mezzo, mi sono laureata. Senza perdere tempo iniziai la magistrale e dopo un anno avevo
già dato la metà delle materie ma per me c’erano in atto altri progetti, così ad ottobre 2011 interrompo il percorso universitario per iniziarne un altro, forse il più difficile
della mia vita.
Quale è la tua patologia?
Astrocitoma ANAPLASTICO WHO III. Cosa sia??? Un tumore che mi avvolgeva per 8 cm di lunghezza la colonna vertebrale. Per il resto ho letto tanto su internet, imparando
che non si fa, ho preferito credere alle parole del mio oncologo: “ ha il 70% di possibilità di guarigione”. Mi aggrappo con tutta la mia forza interiore ed esteriore a
questa POSSIBILITÀ.
Quando ti è stata diagnosticata la malattia e qual è stata la tua prima reazione?
Quando uscii dallo studio del dottore che mi disse per la prima volta chiaro e tondo: “il suo è un tumore grave su cui si deve intervenire subito” mi guardai intorno e vidi
prima il volto sconvolto delle mie sorelle e di mia mamma e poi quello stravolto del mio ragazzo che sapevo mi avrebbe fatto un sorriso quando gli dissi: “ ho voglia di
fare un dolce nuovo, mi accompagni a comprare i pistacchi a Ballarò?” Da subito reagii con grinta; ero io a consolare loro forse perché non immaginavo che questo
percorso potesse essere così lungo e soprattutto che mi avrebbe portata lontana da casa per un po’. Quella “CASA”che non mi è mai mancata perché ho incontrato
persone speciali che chiamo angeli. Inoltre la mia famiglia ha abbandonato tutto per starmi vicina ed è riuscita a colmare il vuoto che il dolore stava lasciandomi dentro. Se
è cambiato il mio modo di affrontare la malattia durante la cura? Sì, direi che inizialmente non mi curavo proprio, poi grazie ad un Angelo che adesso è in cielo, Renè, ho
capito che dovevo prendermi cura di me e che se volevo vincere questa battaglia dovevo lottare con tutta me stessa e soprattutto CREDERCI.
Come vedi la vita ora?
Ora non credo più nei progetti e nei piani, ne avevo tanti, tanti buoni propositi, ma il mio tumore mi ha fatto rivalutare tutto. Penso che ogni attimo e ogni istante sia quello giusto per fare del bene, per lottare per quello in cui si crede, per costruire, per sognare... insomma per VIVERE. Già, ogni istante deve essere vissuto nel senso più profondo di questa parola. Poi ogni cosa verrà da sé e se non arriverà non ci rimarrò male.